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LUGANOLa denuncia di scomparsa, l'interrogatorio e l'arresto. "Che cosa ho fatto"

18.11.10 - 15:14
Ripercorsi gli avvenimenti che hanno portato all'arresto di Siciliano. Primi segni di cedimento del 32enne
Ticinonline Manuel Meleleo
La denuncia di scomparsa, l'interrogatorio e l'arresto. "Che cosa ho fatto"
Ripercorsi gli avvenimenti che hanno portato all'arresto di Siciliano. Primi segni di cedimento del 32enne

LUGANO - E' ripreso alle 14 il processo nei confronti di Marco Siciliano per l'omicidio della moglie Beatrice Sulmoni. Il giudice Agnese Balestra-Bianchi ripercorre l'inizio ufficiale della vicenda, ovvero dal momento della formalizzazione della denuncia di scomparsa, il 3 aprile 2010. Un racconto drammatico, intervallato in pochi momenti dalle richieste di conferma all'imputato.

Denuncia di scomparsa - Quel giorno, vigilia di Pasqua, la madre di Beatrice Sulmoni si è presentata in Polizia insieme a due figli. La signora Sulmoni indicò agli agenti che si erano perse le tracce della figlia dal 26 marzo, in seguito ad un diverbio con il marito. Questa circostanza fu dichiarata dallo stesso Siciliano ad un'altra sorella della moglie. La denuncia di scomparsa è così parzialmente inficiata dai tentativi di depistaggio messi in atto dallo stesso Siciliano.

Segni particolari - Vengono comunicati i dati e i segni particolari della donna, ad esempio i due tatuaggi (che poi verranno diffusi dalla trasmissione italiana "Chi l'ha visto" quando fu ritrovato il corpo della Sulmoni nel Lago di Como). Emerge inoltre un'altra circostanza: Siciliano contattò, pochi giorni dopo la scomparsa, un'agente della Polizia, sua conoscente conosciuta alla Spacatimpan.

Rinvenimento del corpo - Mentre la famiglia Sulmoni compilava la denuncia di scomparsa, il corpo della donna veniva ritrovato nelle acque del Lario, all'altezza di Laglio, ad una ventina di metri dalla riva. In aula vengono mostrate ai giurati le foto del ritrovamento, e un brivido corre sulle schiene di molti dei presenti. E' sicuramente uno dei momenti più drammatici della giornata. Lo stesso Siciliano sembra non trattenere le lacrime. Il giudice Balestra-Bianchi prosegue nella lettura del verbale. Siciliano si limita ad annuire e confermare. Il giudice legge poi il referto medico riguardante lo stato del cadavere, evidenziando come il taglio profondo alla gola ha interessato anche la colonna vertebrale. E' il giorno 3 aprile, ricordiamo, e in quelle ore s'ipotizzò che la causa della morte fosse proprio quello squarcio nella gola.

Conferma dell'identità - Nelle frenetiche ore seguenti la Polizia ticinese collega il ritrovamento del corpo ritrovato nel Lago di Como alla scomparsa di Beatrice Sulmoni. Il fratello, recatosi all'obitorio di Como, non riconosce con precisione Beatrice. Si decide quindi di ricorrere all'esame delle impronte dentarie, attraverso il quale viene confermato che si tratta proprio della 36enne ticinese.

Arresto - Marco Siciliano viene convocato dalla Polizia il giorno di Pasqua, 4 aprile, inizialmente come teste. Nel lungo interrogatorio Siciliano conferma la sua versione del litigio, e di essersi risvegliato la mattina successiva senza trovare la moglie a casa. Un racconto che non convince gl'inquirenti, e Siciliano passa da testimone ad accusato. Interrogato a fondo, il 32enne passa dall'iniziale reticenza all'ammissione di colpa. Dal verbale però risulta che l'uomo non si ricordava come aveva ucciso la moglie. La sera di Pasqua Marco Siciliano è formalmente in arresto.

Verbali - Nel primo verbale del Giar risulta che Siciliano avrebbe negato di essere a conoscenza della gravidanza della moglie. Siciliano, nell'interrogatorio del 4 aprile, si è barricato dietro una lunga serie di "Non lo so", di titubanze, di crisi di pianto e di frasi confuse, nelle quali parla di incubi. E' un Siciliano, quello descritto dalla presidente Balestra-Bianchi, che crolla e che ammette di avere scritto lui gli sms indirizzati ai genitori. "Che cosa ho fatto, era sua madre. Ho mentito a tutti. Io amo P." avrebbe esclamato in sede di interrogatorio in un momento di profondo sconforto, facendo il nome dell'amante. Siciliano, nei verbali di quelle ore composti da una ventina di pagine, affermò di avere ucciso la moglie nella loro abitazione, ma di non saper dire in che modo.

Dopo aver cambiato radicalmente versione, Siciliano ammette in modo definitivo di aver buttato il telefonino e la carta Sim della moglie nel lago, per paura di essere rintracciato dalla Polizia. Un gesto tardivo, confuso, ed una dichiarazione imprecisa, dato che la Sim del telefonino di Beatrice Sulmoni fu ritrovata in un tombino a Paradiso. Buttò il telefonino quando seppe che la polizia avrebbe potuto rintracciarlo localizzarlo grazie al riconoscimento della cellula in cui si trovava il cellulare della moglie.

Cedimento - Siciliano, forse per la prima volta dall'inizio del processo, perde la concentrazione ed appare disattento, tanto ad essere richiamato dal giudice Balestra-Bianchi. Una piccola crepa nell'atteggiamento teso ma lucido del 32enne. Forse un primo segno di stanchezza. Il suo avvocato ricorda che il suo assistito è stato tenuto 24 giorni in isolamento. "Una forma di detenzione" osserva il legale "che ha influito sulle capacità di Siciliano di ricordare con esattezza i fatti". Dichiarazioni contestate da Rosa Item e Massimo Respini, che altresì dichiarano che tale regime aiuta la memoria, e non la indebolisce.

Red

Foto Ticinonline Manuel Meleleo

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